Dieta detox. Una moda, una realtà scientifica o semplice convinzione psicologica? La realtà percepita è sempre soggettiva. Sono in pochi a leggere le evidenze scientifiche o a confrontare i diversi studi per valutare la veridicità di alcune affermazioni.
Bruciare grassi, depurare il corpo, eliminare la cellulite e ritrovare il sorriso che farebbe invidia alla ragazza della pubblicità dei dentifrici. Questi sono solo alcuni degli slogan che si leggono quando si parla di dieta detox.
La dieta detox si rifà al concetto di detossificazione. Secondo questa moda alimentare che frutta un bel po’ di soldini, si affermerebbe che il corpo accumulerebbe tossine nel corso degli anni e senza un prodotto appuratamente studiato non ci sarebbe alcun modo di eliminare le tossine prodotte e si potrebbe andare incontro ad un maggior rischio di sviluppare patologie gravi.
Il successo di questa dieta è innegabile, la sua efficacia un po’ meno. Ma poco importa perché ci viene in aiuto l’effetto placebo. Se una persona è convinta di stare meglio alla fine starà meglio (ad eccezione del portafoglio, ovviamente).
Inoltre non ci sono studi sull’efficacia in esseri umani di queste diete (Klein, Kiat 2015). Altri studi sono stati catalogati carenti per quanto concerne l’analisi dei gruppi di soggetti e l’analisi dei dati, seppur avrebbero tentato di dimostrare l’efficacia di alcuni prodotti.
Una tossina è per definizione una sostanza tossica per il corpo umano. Se rimanesse all’interno del nostro corpo provocherebbe danni irreversibili e serie conseguenze sulla salute umana. Altre sostanze diventano tossiche quando vi è un accumulo che si protrae in anni di vita.
Alcuni esempi che vengono spesso riportati sono gli inquinanti organici persistenti (POPs, persistent organic pollutants), il mercurio e i metalli pesanti. Il cosiddetto DDT o diclorodifeniltricloroetano è un POP e ha un’emivita di circa 8 anni e il mercurio ha un’emivita di circa 57 giorni nel nostro sangue che può aumentare a 20-30 anni nelle nostre ossa (Klein, Kiat 2015; Yaginuma-Sakurai K et al. 2012).
La credenza diffusa è che ci siano prodotti in grado di eliminare questi inquinanti dal corpo. Gli unici in grado di fare questo, seppur con limitazioni evidenti, sono il nostro apparato gastro-intestinale, il fegato e i reni.
Nell’immaginario collettivo esisterebbe un modo con l’alimentazione di depurare e detossificare il corpo. In verità il corpo umano è talmente organizzato che lo esegue già in autonomia. Alcune sostanze si accumulano, ma questo è indipendente da ciò che faremo e l’assunzione di bevande o alimenti definiti detox non fornisce alcun aiuto in tal senso, né per il miglioramento dello stato di salute, né per la perdita di peso.
Parlare di chimica ha poco senso, perché tutto è chimica! Tutti i giorni veniamo a contatto con migliaia di sostanze potenzialmente dannose in eccesso, ma non per questo smettiamo di respirare o di mangiare.
Gli stessi recipienti di plastica rilasciano ftalati e oramai qualsiasi alimento è contenuto all’interno di un recipiente di plastica. Per non parlare del 4-idrossifenil-propano, chiamato bisfenolo A, rilasciato sempre dalle plastiche e considerato il responsabile di problemi riproduttivi in animali.
La lista potrebbe continuare fino a scrivere un libro di come ci siano sostanze tossiche e inquinanti praticamente ovunque. Ma come anticipato poco fa, è il quantitativo, o una sua continua esposizione che rende una sostanza un veleno.
Alcune sostanze presenti in alcuni alimenti sembrano utili per il loro effetto chelante nei confronti dei metalli. Dall’acido malico all’acido citrico fino alla Chlorella, un’alga dalle molteplici proprietà, di cui si discutono le caratteristiche miracolose. Purtroppo, nonostante alcuni dati presenti (quasi tutti in topi), non ci sono evidenze in esseri umani che facciano pensare concretamente ad un loro effetto benefico. In attesa di futuri riscontri pratici non possiamo che mettere un dubitativo su questi rimedi tanto apprezzati dalle persone.
La difficoltà nell’escludere agenti contaminanti è alla base purtroppo della poca efficacia di questi rimedi in esseri umani.
Le diete detox e gli innumerevoli prodotti che ruotano intorno a questo nome sono spesso accompagnati da testimonianze di persone che dichiarano di aver perso delle taglie di troppo, di aver migliorato alcuni parametri ematici e di sentirsi meglio rispetto a prima.
La verità è che se andassimo ad indagare l’introito calorico proposto da alcuni detox addicted si noterebbe come la media di assunzione calorica sia al di sotto della media calorica consumata dalle stesse persone precedentemente, con testimonianze di perdita di peso e maggior stato di benessere. La conclusione è che non sono le diete detox a funzionare, né tantomeno le sostanze “miracolose” all’interno dei prodotti, quanto piuttosto un cambio generale nello stile di vita che porta ad un abbassamento del tenore calorico. A testimonianza ancora più evidente di questo, non è solito udire un’altra fetta di persone che, protraendo nel tempo la dieta, avvertono un gran senso di affaticamento generale (dato proprio dal basso tenore calorico di queste diete). Pochi dati sul rebound effect a seguito di queste diete (guarda caso!) e molto scetticismo sulla loro reale efficacia da parte degli addetti ai lavori.
Date le premesse, non ci sono dati che portino a pensare ad una reale efficacia di questi metodi. Il consiglio è di affidarsi ad un esperto abilitato del settore, anche in caso di dieta ipocalorica che andrà programmata correttamente per brevi periodi di tempo. La sua efficacia è pertanto simile alla tanto chiacchierata dieta alcalinizzante.
Come la maggior parte delle mode alimentari, le diete detox presentano rischi che sono commisurati a quanto le persone tendano ad esagerare e a riporre speranze in questi rimedi che vanno presi per quello che sono.
È innegabile che ci siano dei rischi dettati da una dieta ipocalorica strutturata in maniera errata e protratta per lunghi periodi di tempo, da deficienze vitaminiche a problemi legati all’insufficiente introito energetico giornaliero.
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