Quante volte abbiamo sentito parlare degli acidi grassi saturi e dei danni che possono provocare a livello salutistico sul nostro apparato cardiovascolare? Tante. Forse troppe.
In questo articolo faremo un processo agli acidi grassi saturi e avvieremo una serie di riflessioni per comprendere la complessità della natura e di come le cose non siano così semplicistiche come appaiano.
C’è stata un’epoca, alcuni decenni fa, in cui iniziarono a diffondersi prodotti alimentari poveri di acidi grassi: i prodotti light.
Solitamente si indicano prodotti che rispetto a prodotti di pari caratteristiche possiedono un 30% di grassi in meno.
Poi ci sono i prodotti senza grassi, dove al loro interno sono contenuti 0,5 grammi di grassi su 100 grammi di prodotto. O ancora i prodotto a basso contenuto di grassi, con un contenuto non superiore a 3 grammi di grassi su 100 grammi.
Perché tutti questi prodotti con un ridotto quantitativo di grassi?
Perché si è scoperta un’associazione tra il consumo di acidi grassi nella dieta, in particolare gli acidi grassi saturi, e le problematiche cardiovascolari. In particolare, l’eccesso di acidi grassi saturi aumenta il rischio di incorrere in problematiche cardiache (Briggs, Petersen, Kris-Etherton 2017).
Risulta importante apportare un quantitativo di acidi grassi saturi nella nostra dieta inferiore al 7% dell’energia totale giornaliera, a maggior ragione in caso di dislipidemia (Jacobson et al. 2015).
Alla luce di quanto emerge da diversi studi, gli acidi grassi parrebbero colpevoli di incentivare problematiche cardiovascolari. Attenzione! A volte le cose sono molto più complesse di quanto sembrano in apparenza. Gli acidi grassi saturi sono sicuramente da limitare e da bilanciare in un contesto molto più ampio. Bisogna tenere conto della globalità della dieta seguita e degli stili di vita del soggetto.
Risulta molto difficile trovare un nesso di causalità, perché possono incidere molti fattori.
Non sembrerebbero loro il problema, ma un loro eccesso e stili di vita errati: dalla sedentarietà, all’abitudine al fumo, al consumo di alcol e all’introduzione di alti quantitativi di alimenti raffinati e ad una dieta povera di fibre.
Accusare gli acidi grassi saturi di essere la causa di problematiche cardiovascolari risulta fuorviante ed eccessivamente semplicistico.
La dimostrazione è che nonostante il largo consumo di prodotti poveri di grassi, le patologie cardiovascolari nei paesi industrializzati sono rimaste la prima causa di morte. A incidere su questo sembrano esserci tanti (troppi) fattori che influenzano la loro insorgenza.
Il consumo di acidi grassi saturi è da bilanciare con le altre due macrocategorie: gli acidi grassi monoinsaturi e polinsaturi. Ancora oggi nelle Università di Biologia si insegna che è il bilanciamento a garantire il corretto stato di salute. Un’assunzione con un rapporto nella dieta di acidi grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi di 1:2:1 è un rapporto che permette un buon bilanciamento.
In altri termini, se assumiamo un grammo di acidi grassi saturi, dobbiamo pensare di assumere due grammi di acidi grassi monoinsaturi e un grammo di acidi grassi polinsaturi.
Perciò: si alla riduzione di prodotti con un alto contenuto di acidi grassi saturi, specie se consumiamo pochi omega-9, omega-6 e omega-3. Cerchiamo però di non cadere in errore nel credere che sia necessario eliminare dalla dieta gli acidi grassi saturi.
Anch’essi svolgono un ruolo fondamentale per diversi processi fisiologici. Basti pensare al ruolo che hanno nel fornire energia al nostro cuore. Se da una parte l’eccesso di acidi grassi a lunga catena può essere un problema per la nostra salute cardiovascolare, in quantitativi corretti e bilanciati rappresentano un aiuto e non una minaccia.
Come sempre: dovremmo pensare ad una dieta bilanciata e varia, ricca di prodotti di origine vegetale, piuttosto che focalizzarci su singoli aspetti.
Assolti gli acidi grassi saturi.
Le parole da tenere a mente sono: dieta bilanciata, buon quantitativo di fibre e prodotti integrali e un corretto bilanciamento degli acidi grassi assunti a tavola.
DISCLAIMER: si invita a leggere integralmente l’articolo e non a leggere solamente le conclusioni riportate.