In questo articolo ho deciso di rispondere ad alcune domande rivoltemi nel corso del tempo. L’idea di mettere nero su bianco le risposte mi permette di rimandare voi utenti a leggere alcuni degli argomenti più “caldi” e le domande più frequenti.
Cominciamo con le domande più comuni che mi vengono rivolte. Preferisco precisare come le risposte fornite nel corso degli anni potrebbero subire alcune variazioni e data la sinteticità, alcune osservazioni le ho dovute omettere.
Cominciamo con questa guida a colpi di domande e risposte sull’alimentazione.
Questa è forse una delle domande più difficili, eppure puntualmente c’è sempre qualcuno che me la rivolge. Il problema di rispondere a questa domanda è che, qualsiasi risposta dia, sembrerà che sia per ragioni opportunistiche e in conflitto di interessi con la mia professione. Ma la risposta è che un algoritmo, per quanto complicato sia, alla fine si rifà a protocolli. Penso che l’alimentazione e tutto ciò che concerne il mondo medico o salutistico non sia ancora sostituibile con un’applicazione. Forse un giorno anche il nostro lavoro sarà obsoleto e una macchina lo saprà fare meglio di noi. Ma la macchina non elabora le emozioni umane o le difficoltà di una persona nell’affrontare un regime alimentare (e di conseguenza tenerne conto). Il professionista si, oltre al bagaglio conoscitivo in suo possesso. Questa è la più importante ragione per cui noi e le macchine siamo diversi. Un professionista tiene conto di parametri psico-emozionali che una macchina avrà sempre difficoltà ad elaborare. Un essere umano che si interfaccia con un professionista è cosa ben diversa che il “legame” con un’app.
Per questo il nostro settore è ancora molto ricercato.
Questa domanda ha già intrinsecamente una risposta. Il paziente sceglierà il professionista più adatto alle sue esigenze e alle informazioni in suo possesso, indipendentemente dal grado di preparazione reale o presunto. Alcuni abbracciano diete modaiole perché utilizzano il mercato per avere maggiori introiti e altri invece sono molto più cinici (penso di appartenere a quest’ultima categoria). Nel caso dei cinici i margini di guadagno sono più bassi, ma allo stesso tempo si ha il vantaggio di poter dire le cose come stanno e saranno le persone a giudicare.
Forse l’illusione di far credere che si possa ottenere un risultato in poco tempo e con zero fatica. E credo che questo si ripercuota in tanti ambiti, non solamente quello alimentare. Lo dimostrano le sponsorizzate di fisici scultorei con il sorriso e con lo slogan “Acquista questa bevanda e ottieni anche tu il fisico che hai sempre sognato”. Questi spot pubblicitari sono talmente diffusi che evidentemente hanno un largo numero di seguaci al loro seguito. Non perché funzionino nel lungo periodo, ma perché le persone non vogliono applicarsi. L’idea di ottenere un risultato facilmente attira tutti, persone di cultura o persone ignoranti che siano. Tutti vorremmo fare poco e ottenere tanto. Questo penso sia la chiave del successo delle magliette bruciagrassi, beveroni che promettono fisici da modelli e programmi di allenamento da 10 minuti a seduta.
Le persone non vogliono aggiungersi stress. Pertanto una spesa irrisoria è più allettante rispetto al dedicarsi con costanza e continuità.
Sarò impopolare ciò che sto per dire, ma la trovo una dieta sbilanciata, alla stessa stregua della dieta occidentale a colpi di hamburger. E nonostante ci siano alcuni che continuano a raccontarcela su come l’essere umano sia di natura vegano, non c’è bugia più grande (siamo animali onnivori a tutti gli effetti).
Un conto diverso è chi diventa vegano per ragioni etiche. Questo non rende la dieta maggiormente bilanciata in sé, ma giustifica maggiormente una scelta di questa natura. Ma il vero problema è che la maggior parte delle persone vegane sono fermamente convinte che questa dieta sia l’elisir di lunga vita (gli studi più importanti hanno pienamente dimostrato che la stima di vita è uguale tra onnivori e vegani!). Peggio ancora, chi è fermamente convinto di ritrovare la salute escludendo i prodotti animali secondo la convinzione che marciscano nel corpo (ho sentito anche queste scemenze in alcuni incontri!). Al di fuori di alcune falsità, la cosa peggiore è che la maggior parte di queste persone auto-alimenta un certo tipo di “cultura” con personaggi che la vedono esattamente come loro, senza contraddittorio o la voglia di mettere in discussione con cognizione di causa le affermazioni da loro esposte.
Nei nostri paesi la maggior parte dei vegani non va incontro a fenomeni di malnutrizione (in alcuni casi si e già questo farebbe pensare!) a causa della forte diffusione di prodotti alimentari fortificati. In altre parole molti prodotti della prima colazione sono degli integratori alimentari a tutti gli effetti.
Il discorso meriterebbe diverse puntualizzazioni. Alcuni portali, per incrementare le loro visite e prendere una fetta di pubblico conforme alle richieste di un mercato con sempre più platea, affermerebbero che la dieta vegana è bilanciata. Lo è perché siamo in occidente (vedasi punto sopra con la distribuzione dei prodotti consumati da noi) e di certo non perché sia la scelta migliore da intraprendere a livello nutrizionale.
Il fatto che sia necessario consumare un ottimo apporto di alimenti di origine vegetale non significa che la dieta debba essere ESCLUSIVAMENTE costituita da prodotti vegetali.
Si, assolutamente. Ma solo se il soggetto ne ha una reale necessità. Non molto tempo fa lessi un articolo sulla convinzione dell’effetto airbag degli integratori e centrò il nocciolo della questione. La maggior parte dei fruitori di integratori li utilizza con la (finta) convinzione che questi possano prevenire patologie e aiutare a sostenere lo stato di salute.
Non ci sono studi che provino l’efficacia preventiva degli integratori sulle patologie del benessere.
Nel corso degli anni sono stati diversi gli studi che addirittura provarono il contrario, come il caso del beta-carotene e i prodotti erboristici commercializzati in capsule. Questi ultimi sono stati appurati essere epatotossici e lo studio venne pubblicato sulla rivista Hepatology.
Per questo sarebbe buona pratica richiedere il parere di un esperto abilitato del settore data la complessità della materia. Ma molte volte chi ci da un parere o un consiglio è l’istruttore di palestra o persone non qualificate per erogare consigli in tal senso (che nascondono spesso e volentieri un abuso di professione).
La parola carne è generica. In termini di carne rossa massimo una-due volte la settimana, al contrario della carne bianca che è possibile consumare con più frequenza. Tutta la bufera alimentare intorno al tema della carne è esagerata. Si è sempre parlato di carne rossa e insaccati e non di allarme sulla carne in generale.
Però come sempre, per attirare maggior consensi, si sono scritti titoli di giornale eclatanti per attirare l’attenzione, quando la realtà era un’altra.
Lascio qui di seguito un articolo dell’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, che spero possa tornare utile a chi è interessato a questa tematica.
No. Nonostante ci si ostini a considerarli sostituti della carne, non lo sono. I legumi sono una fonte di proteine, ma sono soprattutto fonte di carboidrati. Per quanto possiedano un quantitativo di carboidrati inferiore a quello della pasta, non possono essere associabili alle proprietà della carne. Anche chi parla di quantitativi di ferro molto alti, i legumi possiedono una forma di ferro differente da quello della carne. Inoltre ricordo sempre che chi deve dimagrire dovrà utilizzare un buon quantitativo di alimenti animali per preservare le masse muscolari, ma soprattutto ridurre (non eliminare!) l’ingestione di carboidrati, semplici e complessi.
Dipende da quanta ne assumiamo durante la giornata e da quanto movimento svolgiamo in settimana. Utilizzare 100-120 grammi di pasta al giorno non è un problema. Inoltre ricordo sempre che il vero problema sono gli zuccheri semplici assunti: dallo zuccherare il caffè all’assumere bibite, fino al consumo di dolci e snack che alzano drasticamente il consumo di carboidrati, soprattutto semplici. Sono i carboidrati semplici il vero problema e la cottura. Quest’ultima se eccessiva (esempio la pasta scotta!) innalza l’indice glicemico dell’alimento e aumenta le probabilità di acquisizione di peso corporeo.
Nessuna. Cambia la pianta di origine e influisce sul gusto delle bevande, ma sempre zucchero è. Meno ne consumiamo e meglio sarà. La confusione nasce dalla parola “integrale” che farebbe pensare ad un effetto migliore dello zucchero di canna rispetto allo zucchero bianco. In verità non ci sono differenze da evidenziare.
Non ci sono dati sull’utilità dell’acqua e limone al mattino. Alcune persone lo utilizzano come rimedio detossificante, ma ho detto più volte come la dieta detox sia un bufala.
Le uova, al contrario di quanto diffuso alcuni anni addietro, non presentano particolari problemi, al di fuori del colesterolo contenuto nel tuorlo. L’albume è una fonte di amminoacidi essenziali, ma soprattutto una fonte di acqua (per circa il 90%). Non è cosa rara sentire di sportivi che arrivano a consumare ogni mattina diversi albumi d’uovo sotto forma di pancake proteici per apportare il corretto apporto di amminoacidi appena svegli.
Nel complesso possiamo stimare un quantitativo di circa 3-4 uova intere la settimana.
Questa guida sull’alimentazione verrà ampliata nel corso del tempo per permettere agli appassionati di leggere alcune curiosità sotto forma di domande e risposte.
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