La vitamina C è una vitamina idrosolubile che si può presentare in due forme:
In buone quantità la si può trovare principalmente nella frutta fresca e nella verdura e, come tutte le vitamine, essa è “delicata”, in quanto l’esposizione prolungata alla luce e all’aria porta alla sua distruzione in grandi dosi. All’interno del corpo umano, la sede in cui tende a concentrarsi maggiormente sono i leucociti.
La sua emivita è di 15/20 giorni e le sue funzioni sono molteplici:
In qualità di antiossidante ha una reazione rispetto allo ione superossido e agli ioni H+ formando perossido di idrogeno (H2O2); inoltre reagisce con gli ioni ossidrili per formare la molecola dell’acqua.
La vitamina C agisce sia a livello del sangue sia a livello del fluido extracellulare e riduce il ferro trivalente a ferro bivalente, rendendolo più biodisponibile.
L’assorbimento di vitamina C avviene a livello dell’intestino tenue. L’ascorbato viene assorbito grazie ad un meccanismo sodio dipendente mentre il deidroascorbato tramite trasporto facilitato, secondo gradiente (GLUT-1, GLUT-3, GLUT-4).
Per quanto riguarda l’assorbimento si potrà aggiungere che esso si riduce drasticamente a seconda del quantitativo di vitamina C ingerito: ci si aggira attorno al 50% su dosaggi da 1 grammo, al 25% su dosaggi da 5 grammi e al 16% su dosaggi da 12 grammi. Queste ultime quantità indicate (5-12 grammi) sono controindicate per soggetti sani e in buona salute.
Il fabbisogno tra uomo e donna conosce delle differenze: per la donna, la cifra è di circa 70 mg/dì, mentre per l’uomo è attorno ai 90 mg/dì.
La carenza di vitamina C, diffusa all’epoca delle grandi navigazioni, porta allo scorbuto, una patologia con sanguinamenti gengivali e infiammazioni, ulcere intestinali, diminuito assorbimento di ferro e alterazioni dei fattori coagulativi del sangue.
Attenzione però agli alti dosaggi di vitamina C: è possibile infatti che questa si comporti come un pro-ossidante nei casi di sovradosaggio, riducendo l’ossigeno molecolare a ioni superossido (radicale libero).