Qualche giorno fa feci una conversione tra colleghi per parlare delle ultime tendenze del mercato per i personal trainer e l’argomento si focalizzò sulla clientela.
La conversazione cominciò con un quesito: se sia giusto o meno aprire un centro fitness piuttosto che appoggiarsi a club e palestre.
La conclusione della discussione fu che non ci sia una reale necessità di aprire una palestre, specie per chi voglia intraprendere la professione di personal trainer a tempo pieno.
Sono particolarmente a favore di chi voglia provare nuove esperienze a nutra il desiderio di possedere un posto tutto per sé, ma non per chi ha l’ambizione di svolgere la mansione di trainer a tempo pieno.
Perché?
Perché il personal trainer è lui stesso un brand (costituito dal suo nome e cognome) e deve mantenere una certa libertà di movimento. Deve essere libero di uscire dal proprio ambiente (palestra o club) per essere a disposizione in base alle richieste dei clienti.
Fare attività fisica dove vuoi e quando vuoi.
Possedere una palestra fa fare la fine del genio della lampada che, nonostante i suoi superpoteri, alla fine non poteva allontanarsi dalla sua dimora.
Chi ha l’obiettivo di svolgere questa professione SERIAMENTE deve appoggiarsi a diversi centri e utilizzare il meglio di ciascuno per aumentare la propria visibilità. In altre parole deve poter aumentare la sua portata.
Cosa voglio dire?
Un personal trainer che è al contempo proprietario di una palestra soffre del problema di dover investire molto tempo e risorse giornaliere al funzionamento del suo club. Possedere un centro ha il grosso deficit che occupa una posizione fissa in un luogo fisso. In alcuni casi impossibile da raggiungere per chi vive da tutt’altra parte.
Un conto è ambire ad uno dei centri più esclusivi del territorio. Un altro conto è aprire una palestrina con diverse criticità al suo interno e con un capitale assai modesto rispetto ai competitor internazionali.
Inoltre per quanto tra colleghi si parli di competenza, l’utente finale non è in grado di valutare le competenze del trainer, ma si baserà principalmente su due parametri fondamentali:
Si comprende da soli quanto questi aspetti siano del tutto indipendenti dalla preparazione individuale del personal trainer.
A metà della nostra conversazione c’è chi ha menzionato i cosiddetti “animatori turistici”, cioè i personal trainer dalla medio-bassa cultura in termini di allenamento che promuovono attività di movimento la cui caratteristica principale è il divertimento.
Ho espresso palesemente come questi professionisti abbiano una qualità incredibilmente sottovalutata dalla maggior parte dei tecnici che decantano anni di esperienza e mille fogli di carta appesi al muro, laurea compresa: l’abilità di comprendere i bisogni delle persone.
Quante persone vogliono realmente faticare per ottenere un obiettivo? Poche. E anche quelle seriamente intenzionate a “darsi da fare” saranno molto meno spronate dallo scoprire che ottenere un risultato VERO richiede tempo, costanza e impegno.
Ed è così che piuttosto che far vivere le persone tra la scrivania dell’ufficio e il divano di casa propria si può proporre un’attività meno impattante, ma con un “fattore divertimento” più elevato. Chi critica i personal trainer che prediligono il divertimento all’allenamento faticoso, mi facciano dire che hanno capito poco della nostra professione.
La stessa motivazione che ti spinge e migliorarti e ti fornisce un input per andare in palestra con serenità e senza aggiungere l’ansia che verrebbe al pensiero di un allenamento “al limite della morte”.
Questo aspetto è trascurato anche nei corsi per diventare personal trainer.
L’importanza della nostra professione è COMPRENDERE I BISOGNI DELLE PERSONE. Il personal trainer è un po’ questo: un analista di bisogni. Non è pertanto importante cosa voglia fare il trainer, ma quali sono le richieste della clientela.
Invece chi vuole fare il super preparatore atletico e lamentarsi dei pochi clienti che possiede, il discorso è semplice: eroga un servizio alla clientela sbagliata o forse deve migliorare le sue abilità (non solo quelle tecniche).
Ogni volta mi stupisce sentire quanti laureati in Scienze Motorie si lamentino inutilmente e non si fermino a pensare lucidamente sul perché non stiano ottenendo l’obiettivo da loro prefissato. Escludendo quelli che si lamentano perché vogliono trovare “tutto pronto” con un tappeto rosso all’ingresso delle palestre, ammiro e stimo chi nel silenzio e nella sua costanza quotidiana aumenta le sue competenze con l’entusiasmo di chi aggiunge ogni giorno un pezzo in più alla propria figura professionale.
Direi perciò di ricominciare questa nuova stagione con entusiasmo e con un pizzico di divertimento!
Personal trainer Torino e personal trainer Milano.