I migliori personal trainer. Sono diversi i nomi ben indicizzati sul web alcuni conosciuti e altri finti tali. Oggi parliamo di questa categoria, amata e odiata dagli addetti ai lavori.
Questo articolo vuole indagare come costruire un’immagine e un valore percepito nel mercato che spesso è poco attinente alla realtà dei fatti.
In questi anni ho conosciuto diversi trainer, anche quelli considerati “famosi” nel nostro ambiente.
All’inizio, quasi dieci anni fa, mi domandai: come si fa a diventare i migliori nel proprio settore? Cominciai a cercare, frequentare corsi, capire quali erano le dinamiche che portavano alcuni ad emergere e altri a rimanere nell’ombra.
In verità, più vado avanti e più mi accorgo che attribuire l’appellativo di “migliore” mi fa sorgere sempre molte domande: migliore rispetto a chi?
Ma soprattutto: migliore in quale ambito specifico?
Spesso e volentieri quelli definiti “migliori” sono definiti così per la pubblicità investita in giornali o canali televisivi o per l’immagine che hanno costruito intorno ad una schiera di persone munite di scarso giudizio critico. Chi idolatra singoli personaggi mi lascia intendere che non ha stima in sé stesso o non è così in gamba come crede di essere. Oppure, più semplicemente, ha bisogno di trovare negli altri un esempio da poter seguire.
Definire un trainer migliore rispetto a tutti gli altri presupporrebbe che si siano provati “tutti” gli altri a disposizione (totalmente impossibile!) e che sia davvero il migliore in tutti gli ambiti che toccano il movimento (cosa altrettanto impossibile).
Ma proviamo a capire come si costruisce la nomea e l’appellativo di “migliori”.
Ciò che distingue i “conosciuti” dagli sconosciuti è una caratteristica spesso ignorata dai più: la costanza!
La stessa costanza che ti porta a continuare a fare ciò che fai ogni giorno, anche quando all’inizio non produce apparentemente un risultato.
I migliori trainer, quelli definiti tali dai media e dalla popolazione comune, hanno un nome costruito negli anni (non giorni, anni!) a provare cosa funziona e cosa no, a correggersi giorno per giorno.
Molte persone del nostro ambiente aspettano che le cose cambino. Non c’è errore più grande che un professionista possa fare.
Affinché le cose cambino è fondamentale dedicare un certo numero di ore al giorno al costruire la propria professionalità, ad imparare dai migliori.
Per risultati non s’intende solo quanti atleti una persona ha allenato, ma qual è il proprio valore percepito e reale sul mercato.
E per quanto molti credano che i migliori personal trainer vengano giudicati in base a “quanto sanno”, è necessario fare una precisazione doverosa.
Saper costruire un servizio è una dote e una capacità come quella di aver letto e conoscere migliaia di libri.
Molti personal trainer sono bravi a svolgere il loro mestiere, ma non sanno comunicare in maniera efficace al loro target di clientela.
Questo fa tutta la differenza del mondo, anche nel modo con cui la clientela ti percepisce. Questo influisce su:
Coloro che vengono catalogati quali migliori personal trainer hanno solitamente 2 caratteristiche fondamentali:
La comunicazione è un aspetto importante e riguarda diversi ambiente:
Gli ultimi due aspetti sono spesso lasciati al caso.
Quando si parla di comunicazione web efficace, la maggior parte dei personal trainer fa esattamente da emulatore al 90% dei trainer conosciuti dalla massa. Si scattano una splendida foto agli addominali (si spera non nel bagno di casa propria come i dodicenni) e puntano tutto sull’aspetto fisico.
Sebbene questa tipologia di comunicazione fosse efficace un po’ di tempo fa e rimanga efficace per il gentil-sesso (per ragioni differenti ai “maschietti”), oggi questo metodo sta perdendo efficacia se vogliamo vendere un servizio esclusivo e che funzioni.
Tutti (o quasi) lo fanno! E spesso e volentieri si fa breccia su ragazzini o adulti che soffrono ancora della sindrome di Peter Pan, il che denota purtroppo tutta un’altra serie di considerazioni finali, non ultima la loro possibilità di remunerare il trainer per un percorso che sia professionale e continuativo. In altre parole il target selezionato punterà sulla quantità e non sulla qualità, con una serie di conseguenze che non sempre sono positive, anche e soprattutto per il cliente che riceverà il servizio.
Un personal trainer che si farà remunerare 20 Euro l’ora e possiede una partita IVA, quanto potrà aggiornarsi durante l’anno mediante corsi e percorsi che possano dargli gli aggiornamenti che sono indispensabili in un mercato che cambia velocemente? Poco. Anche perché i corsi professionalizzanti hanno un loro costo di partenza. E quale potrà mai essere il servizio erogato nel tempo al cliente? Purtroppo commisurato alla paga oraria.
La ragione che sta alla base di questo è il numero di ore che un trainer deve fare giornalmente per ottenere il medesimo risultato di un altro che punta solo sulla qualità e la cura di poche persone. Nel secondo caso ci sarà un servizio che per ovvie ragioni nel tempo sarà maggiormente curato e verrà percepito come “unico”. Questo a sua volta avrà delle ripercussioni dal punto di vista della professionalità.
Se la comunicazione è fondamentale, ciò che diciamo e come ci esprimiamo seleziona in maniera inequivocabile anche la clientela che reputerà la nostra comunicazione efficace e convincente.
Un professionista che continua a utilizzare parole volgari in ogni frase e ha un portamento corporeo simile a quello di Fonzie darà un certo tipo di messaggio e farà breccia su un target specifico.
Coloro che vengono nominati quali “migliori” nel loro ambiente devono pur avere un segreto. All’inizio della carriera cercai di capirlo, perché volevo comprendere cosa li ha resi tali.
Nella maggior parte dei casi è la pubblicità e gli investimenti che sono stati fatti per far si che diventassero ciò che sono oggi.
Come affermato all’inizio di questo articolo il miglior personal trainer non esiste. Il consiglio è di diffidare da chi si professa o viene catalogato in quanto tale.
Al massimo il consiglio che mi viene spontaneo fornire è: imparate da chi ha più risultati di voi. Anche la capacità di promozione è un’arte e una capacità che non è possibile sottovalutare, per diverse ragioni.
Imparate da chi guadagna più di voi in meno tempo e da chi ha più competenze specifiche nel vostro settore di riferimento.
La promozione di sé stessi fa la differenza, ma attenzione ai metodi comunicativi utilizzati. Sottovalutare la capacità di promuoversi significa avere, prima o poi, difficoltà nell’acquisizione di nuovi clienti.
Imparare sui libri è il primo step. Ma non solo materie quali anatomia, teoria dell’allenamento e via dicendo. Sto parlando di economia, gestione aziendale, comunicazione e marketing.
Avere una partita IVA è l’equivalente di gestire una piccola azienda (una ditta individuale per l’appunto). La vostra capacità di migliorarvi e accrescere il vostro potenziale parte da conoscenze che non possono essere trascurate e sulla vostra capacità di distinguervi nel mercato.
Come spesso accade, è l’utente finale a decidere chi merita un determinato “titolo” e in questa stessa risposta risiede l’inganno. L’utente è davvero capace di capire chi è il migliore di una data professione? Forse no, ma poco importa se sia in grado o no di valutare il professionista.
In fin dei conti: “il cliente ha sempre ragione” ed è lui che decide a chi affidarsi.
Dall’altra parte è pur vero che il trainer ha fatto una serie di passaggi fondamentali. Ha saputo comunicare alla clientela giusta (si spera!), ha saputo promuoversi con mezzi e metodi corretti e con un certo tempismo.
Tutto questo prende il nome di merito. Quello che molti definiscono “caso”, in verità non lo è. Solo chi NON ha gli strumenti per comprendere COSA ha reso una persona quella che è definisce il successo degli altri “fortuna” . La fortuna ci può essere, ma è la propria capacità individuale a portare risultati duraturi nel lungo periodo (e non solo provvisori).
La fortuna agisce quindi solo sulla provvisorietà di un risultato. Faccio un esempio che sia chiaro per tutti. Hai acquisito un cliente importante? Quella può essere fortuna, ma fidelizzarlo è un merito.
La stessa competenza che poi si richiederà nella capacità di allenare e di rafforzare l’immagine professionale per mantenere i risultati raggiunti e migliorarli nel tempo.
Diffido sempre da chi ha il giudizio facile. Frasi del tipo: “si, ma quel trainer ha avuto solo fortuna!” è una tipica frase superficiale. Non si è compreso quali mezzi hanno reso quel personal trainer il professionista tanto ricercato dal pubblico.
Avere l’umiltà di volere imparare non è disdicevole, ma è segno di intelligenza. Per questo sarebbe buona pratica prendere ore di personal da altri colleghi più preparati di noi (che sia a livello commerciale o a livello tecnico).
Quelli che hanno capito alcune dinamiche del mercato prima di altri e si sono distinti per alcune qualità specifiche che gli hanno fornito quell’appellativo.
Alla fine l’unica conclusione a cui sono giunto è “distinguersi”.
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