Mi sono iscritta in palestra animata da un sentimento mistico. Lo stesso che probabilmente, ispira i kamikaze a farsi esplodere in mezzo alla folla: la promessa di una vita migliore, mi ha reso tollerabile non solo l’aggiunta di una voce spesa fissa mensile, ma anche l’immagine di me ricoperta di sudore e coloriti poco sexy. Quindi non mi sono solo iscritta in palestra, ma ho aperto anche una rubrica, la Gym Tonic. Per tutti i “Tommaso” che non credono se non vedono. Ecco: sono la dimostrazione pratica che anche i bradipi possono sollevare pesi.
Negli anni, sono stata sempre una di voi: donne e uomini che, anche solo al passare di fronte ad una palestra, sentivano la stretta del fiatone sul petto. Condita con la sensazione di non essere decisamente all’altezza di un compito così superiore. Che solo uno Schwarzenegger avrebbe potuto portare a termine per tutti noi su questa terra.
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Assieme al rigetto verso l’attività fisica che ho ben nascosto dietro la reazione più vigliacca di tutte: sì, sono io. Quella donna che passa le sue giornate a raccontarsi che lo sport non è una cosa che fa per lei. L’ho detto a tutti i miei amici, parenti, conoscenti, persino agli sconosciuti.
Sono una donna che odia le sue gambe, il suo sedere, la sua cellulite. Che vede ovunque chili di troppo tranne che sulle braccia (quelle restano invece sproporzionatamente magre). Sono una donna che si vergogna a spogliarsi e non crede in assoluto a qualsiasi complimento. Infine, sono una donna che si stanca solo a salire il gradino di fronte al supermercato.
Se almeno una delle grandi qualità che vi ho descritto è un po’ anche vostra, allora capirete l’importanza del momento in cui mi sono iscritta in palestra. Qualcosa che mi ricorda la soddisfazione mista alla depressione, di quando sono in grado di dire no al dolce dopo un pranzo domenicale. Mica male eh?
Gym Tonic è il racconto di una persona che, in carne e ossa, si trascina il più possibile dentro una palestra e non ha intenzione di mollare. E’ una bella rubrica perché è una storia normalissima, di una come voi: pigra, rinunciataria, lamentosa e complessata, che per chissà quale fulminazione sulla via dell’Esselunga, ha deciso di provare a farci qualcosa.
La cosa incredibile che mi è capitata è stata quella di pensare: ma se c’è gente che ci va, non dev’essere terribile come passarsi il Silk Epil sull’inguine. Giusto?
E quindi eccoci qui, con i miei muscoli poco tonici stretti dentro dei leggins e dei reggiseni sportivi.
Scegliere una palestra vicina a casa o all’ufficio: potreste non crederci, ma vi salverà la vita.
Perché, il mio motto per tanto tempo è stato: se devo fare palestra per andare in palestra, allora non andrò mai da nessuna parte. Allora, evitate di crearvi già degli alibi per essere i fantasmi della sala pesi, con la tessera da abbonati che fa la muffa dentro un’antica sacca per l’educazione fisica al liceo.
E, per scoprire, intendo dire: fatevi tradurre l’offerta della palestra. Perché, questo mondo non è fatto solo di pelle lucida e interno coscia di marmo. No. È fatto di termini.
Quando mi hanno mostrato la scheda dei corsi, ho fatto la mossa del piccione e ho fatto finta di capire cosa fosse il Body Pump e il Funcional training. Per fare la figa e non rivelare la mia totale ignoranza in materia. Poi, sempre da brava pirla, mi sono buttata in allenamenti impossibili che mi hanno fatto sentire ancora meno in forma di una lontra ferita.
Io li ho ignorati per le prime due settimane dalla mia iscrizione. Perché? Perché non avevo idea di come funzionassero e di cosa potessero fare per me. Mi piazzavo sul tapis roulant e ci morivo sopra, perché fare cardio mi pareva la soluzione migliore contro le mie chiappe mosce.
In questo senso, è stato provvidenziale il servizio incluso nell’abbonamento: tre sedute gratuite di personal trainer. Il personal trainer, ragazze, non è solo l’Action Man che sognavate nelle vostre prime sere adolescenziali. Non è neppure un mancato comandante dell’esercito sovietico, che ti fa sputare i polmoni dalle labbra, dopo diecimila flessioni (si, so che si chiamano piegamenti!).
E, se ne trovi uno bravo com’è capitato a me, fa davvero la differenza. E voi subito mi direte: e sì, ciao, già mi costa la palestra e poi mi piglio pure il personal? Mica sono Chiara Ferragni.
E poi aggiungerete: la fai facile tu, tanto tre incontri erano aggratis.
Signore e signori della giuria, un secondo: sì, il costo è sempre un problema. E ve lo dice una che girerà con gli anfibi ad agosto, perché non ce la fa a pagarsi delle infradito decenti.
Dopo quei primi tre incontri, ho capito che aveva un senso prendere i miei pochissimi risparmi, strappati ai nuovi modelli di bershka, e darli in mano al mio personal trainer.
Dovete metterla in questi termini: se avete i capelli corvino e volete diventare platino, provereste a versarvi da soli l’acqua ossigenata in testa, oppure, investireste nel parrucchiere?
Alla prossima puntata di Gym Tonic, per sapere che il plank non è una roba che si mangia.
Rubrica scritta e diretta da Simonetta Spissu alias “Mezza-Penna”.