“Il primo gradino nella stesura di un valido programma di controllo del peso, è la conoscenza oggettiva della composizione corporea”[1]
Questa frase di Ardle e Katch & Katch descrive bene ciò che si trova alla base di una corretta programmazione per un allenamento fatto su misura del cliente. Eseguire un’analisi della composizione corporea attraverso esami quali la bioimpedenziometria, la calorimetria indiretta e un esame plicometrico, è essenziale per valutare il livello di partenza del cliente e riuscire così a pianificare nel tempo le attività fisiche. Allo stesso modo sulla composizione corporea si basa anche la formulazione di un programma nutrizionale orientato agli obiettivi prefissati inizialmente: monitorando il dispendio energetico, la temperatura cutanea, le variazioni di frequenza cardiaca durante la giornata e avvalendosi di esami quali l’holter metabolico, si potrà procedere alla strutturazione di una dieta adeguata.
La maggior parte dei personal trainer, invece, abitualmente fanno eseguire solo un’anamnesi superficiale, senza richiedere mai un esame della composizione corporea: così facendo le caratteristiche peculiari del cliente sono trascurate e il percorso proposto sarà di scarsa qualità, in quanto non calibrato sulle esigenze individuali.
I tre aspetti da curare per ottenere il massimo rendimento psico-fisico nascono dalla collaborazione tra trainer e figure professionali complementari (medici, nutrizionisti, fisioterapisti) e sono una giusta pianificazione del lavoro fisico, un corretto apporto nutrizionale e un recupero idoneo.
Innanzitutto è doveroso fare un po’ di chiarezza nel differenziare due figure professionali: purtroppo esiste ancora oggi una forte confusione tra l’istruttore di sala pesi e il personal trainer, considerato il primo come responsabile di un nutrito gruppo di persone e il secondo come allenatore privato.
Non è necessariamente questa la sola distinzione tra i due ruoli: l’istruttore si occupa di creare protocolli di allenamento attraverso due principali parametri che sono l’età e il grado di allenamento del soggetto. Il personal trainer invece, necessita di competenze più approfondite per individualizzare il lavoro fisico, e quindi terrà conto oltre che dell’età e del grado di allenamento, anche della morfologia corporea e delle patologie (che non siano invalidanti).
L’ambiguità tra i due consente a molti istruttori, scambiati per personal una volta concluso il turno in sala pesi, di proporre le metodologie che loro stessi hanno adottato durante il loro percorso di allenamento: questo però non considera svariati aspetti relativi al soggetto, come la morfologia corporea, le necessità differenti dettate dal lavoro svolto dal cliente, l’età, gli obiettivi individuali. Le strategie basate sulle esperienze personali non garantiscono la stessa efficacia offerta dall’esecuzione di esami specifici che invece aiutano a tracciare periodicamente gli obiettivi raggiunti e quelli ancora da raggiungere.
La difficoltà nel diventare dei “sarti di lusso” del mondo dell’allenamento è dovuto innanzitutto allo scarso spirito di collaborazione tra le varie figure del benessere: spesso sembra più facile gestire singolarmente ogni aspetto legato all’ambito del fitness, lasciandosi trasportare dalle mode periodiche che si alternano negli anni, e concentrandosi soprattutto sull’aspetto estetico come biglietto da visita per i potenziali clienti. Purtroppo questo criterio di valutazione e analisi facilita la proliferazione di professionisti poco qualificati che si pongono come principale obiettivo quello di acquisire il maggior numero di clientela e che perciò svolgono il proprio mestiere trascurando la qualità del loro operato.
Ciò di cui invece si sente davvero il bisogno in questo settore è la creazione di un prodotto di lusso, ovvero uno strumento che sia in grado di soddisfare i clienti più esigenti, coloro che vogliono avere dei dati indicativi non solo del peso corporeo e dei chili sollevati, ma anche della distribuzione idrica, delle variazioni cutanee nel tempo, della massa magra e grassa.
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