Quale nuovo proposito per il nuovo anno?
Ogni fine anno siamo tutti impegnati a fare pensieri propositivi su chi vogliamo essere e chi vogliamo diventare.
“Se puoi sognarlo, puoi farlo”
Non c’è frase più vera di quella scritta da Walt Disney.
Il problema è che il 99% della popolazione scrive i suoi buoni propositi senza poi attuarli:
è l’equivalente di chi sogna una casa lussuosa e gioca al “gratta e vinci” ogni settimana invece di pensare ad un piano concreto per ottenerla. Invece i propositi vanno fatti e mantenuti con costanza, 365 giorni all’anno, e la differenza sta nel coltivare un diverso tipo di fede: non quella scaramantica che spera negli altri, ma quella in noi stessi.
Per questo anno nuovo di zecca mi riprometto di non fare affidamento sulle promesse altrui, perché le occasioni ce le creiamo noi.
Non sperate in un lavoro migliore o in una vita in cui vi si riconoscano meriti e capacità, perché al termine dell’anno non solo non avrete ottenuto alcun tipo di avanzamento, ma sarete ancora fermi a sperare. E come cita un noto proverbio…
Il primo dei miei buoni propositi quindi è un pensiero pro-attivo:
concretizzare anziché progettare, sudarmi una maratona anziché aspettare una medaglia.
A chi vive (di)sperando(si), auguro di trovare il tempo per capire che le gambe sono fatte per sorreggerci, per camminare e per correre. Vanno allenate giorno per giorno, esattamente come la nostra psiche: schivare le buche e saltare gli ostacoli richiede esercizio.
Applichiamoci. Le scuse sono solo film mentali proiettati da una mente troppo debole per gareggiare.
Il miglior proposito per il nuovo anno è di continuare nonostante le difficoltà, perché è la pratica che porta a risultati. Lo sbaglio è parte integrante del processo evolutivo e lo sconforto è una tappa obbligatoria nel percorso, ma ad arrivare alla fine è chi sa reagire ai momenti difficili: questa è la differenza tra un agonista e un pensatore.
Le persone che nel profondo non hanno voglia di cambiare ma preferiscono sognare nella loro testa una vita migliore sono già sconfitte in partenza.
Ricordate:
“Sono convinto che circa la metà di quello che separa gli imprenditori di successo
da quelli che non hanno successo sia la pura perseveranza”
(questa invece era di Steve Jobs).