La frutta secca e rischio cardiovascolare. Accostare la parola di un alimento ad una patologia o ad un quadro multifattoriale patologico desta sempre interesse.
Oggi, molto di più rispetto al passato, l’idea di trovare una valida strategia per la prima causa di morte dei paesi occidentali è diventata una priorità. Sappiamo tutti il ruolo chiave che ricopre l’alimentazione, come strategia preventiva.
L’alimentazione può aiutare anche soggetti patologici a gestire al meglio il quadro clinico, in associazione ad una terapia farmacologica.
Nella lettura di diversi studi vi è un forte interesse per l’utilizzo di frutta secca oleosa nel valutare se quest’ultima sia utile per abbassare il rischio di eventi cardiovascolari in soggetti patologici, tra cui soggetti diabetici (Guasch-Ferré M et al. 2017).
In particolare mi sono imbattuto in una serie di articoli che avrebbero esaminato il rischio cardiovascolare in soggetti che erano soliti consumare un certo quantitativo di noci giornaliere. Al contrario, il burro di arachidi e i suoi benefici restano ancora da chiarire in tal senso. Anche per il consumo di noci non mancano alcuni chiarimenti che pongono dei dubbi sulla loro efficacia nella prevenzione di eventi cardiovascolari. Come sempre la ricerca non è mai unanime. Per questo cerchiamo di capirci qualcosa in più.
Nello studio di Larsson e collaboratori è stato inserito un key message che reciterebbe quanto segue:
Nella pratica clinica ci troviamo così a concludere che il consumo di frutta secca potrebbe giocare un ruolo preventivo per il rischio cardiovascolare.
Il diabete mellito di tipo 2 è associato a rischio cardiovascolare più elevato. Il consumo di frutta secca è possibile che agisca come fattore preventivo per gli eventi cardiovascolari?
[…]we found that higher nut consumption, especially tree nuts, was significantly associated with a lower risk of total CVD and CHD incidence, and mortality because of CVD and all causes
E altri studi cosa hanno dimostrato?
Riporto una conclusione di un altro studio del 2016, una meta analisi:
Higher nut intake is associated with reduced risk of cardiovascular disease, total cancer and all-cause mortality, and mortality from respiratory disease, diabetes, and infections (Aune et al. 2016).
In conclusione, possiamo dire che il consumo di frutta secca potrebbe aiutare in condizioni patologiche a controllare le complicazioni e ad essere utilizzata, in associazione ad una dieta personalizzata, per la stabilizzazione del quadro clinico.
Ogni volta che mi cimento a scrivere qualche articolo ho sempre il timore che venga interpretato in modo scorretto. Il consumo di frutta secca potrebbe ridurre l’incidenza di problematiche cardiovascolari.
Ricordiamo sempre però che non si può imputare ad un singolo alimento proprietà miracolose, se i nostri stili di vita sono scorretti su altri fronti. Consumare frutta secca, ma essere sedentari, in sovrappeso e magari fumatori e assidui consumatori di bevande alcoliche non aiuterà a stare meglio.
Il tutto deve essere visto in un contesto molto più ampio, dove attività fisica giornaliera o settimanale sia la prassi e determinati stili di vita costituiscano terreno fertile affinché si possa preservare il nostro stato di salute. Perciò prendiamo quanto detto con le dovute misure e concentriamoci ad avere stili di vita e abitudini che ci aiutino a restare sani nel tempo.