Ogni persona è paragonabile ad un’impronta digitale. Dalla propria costituzione alle sue abitudini sociali, è importante non creare il proprio piano alimentare sulle necessità di qualcun altro.
La dieta deve basarsi sul proprio stato di salute, sulla propria storia medica e familiare, sugli obiettivi individuali del peso corporeo e sul proprio livello di fitness e attività fisica.
Viene facile comprendere come condividere la dieta con qualcun altro non è una buona idea. Così come il piano di allenamento dovrebbe essere individuale, il medesimo discorso lo merita la formulazione di una dieta.
Persone sedentarie potranno mangiare quanto un soggetto sportivo? No.
Persone con patologie specifiche non potranno avere una dieta generalista. L’idea di poter condividere la dieta non è mai una buona idea.
La prima dieta dovrebbe rispettare una regola che potremmo definirla del 50-50:
Il fatto di non stravolgere completamente le abitudini di un paziente che è da una vita che consuma determinati alimenti, permette di aumentare l’aderenza alla dieta e ridurre la probabilità di abbandono. Questo si traduce in una miglior prospettiva per il paziente di poter migliorare la qualità di vita senza cadere vittima della frustrazione psicologica di doversi “sforzare” di seguire qualcosa a cui non è abituato.
In questi casi adottare una dieta componibile può funzionare particolarmente bene perché fornisce una maggior libertà di scelta. In altre parole si è a dieta senza avere la sensazione di esserlo.
Il tutto però deve essere individualizzato, flessibile e specifico in base al paziente che abbiamo di fronte.
Alcuni pazienti potrebbero richiedere per esempio un approccio ferreo, dove anche lo sgarro alimentare durante le festività rischia di compromettere la loro tranquillità psicologica. In questi casi, quando la dieta diventa ossessione, il professionista è importante che instauri un rapporto di comunicazione con il proprio paziente, per evitare eccessi che possono diventare disturbi del comportamento alimentare.
Ma torniamo all’idea che basti condividere una medesima dieta per ottenere risultati uguali a quelli di un altro paziente. Purtroppo le vicende sono più complicate di così. Ogni persona possiede un proprio set point, cioè un proprio livello di “omeostasi energetica”. Al di sopra o al di sotto di un certo quantitativo calorico tenderà ad ingrassare o a perdere peso.
Questo set point è completamente individuale e questo fa capire il perché, a parità di dieta seguita, alcune persone tenderanno ad ingrassare, altre a rimanere stabili e altre ancora perderanno peso.
Perciò ad ognuno la sua dieta!